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Il trattamento farmacologico dell’artrosi è uno dei più comuni approcci terapeutici, che ha come scopo la riduzione del dolore e del processo infiammatorio. Ma la patologia artrosica è una condizione cronico-degenerativa che crea delle alterazioni strutturali nelle articolazioni e delle modificazioni anche a livello della percezione del dolore, sia a livello locale, sia a livello del sistema nervoso centrale.
Una recente ricerca del dottor Malfait A.M., pubblicata su Nature Reviews – Rheumatology nel 2013 sottolinea che i farmaci antinfiammatori determinano una scarsa riduzione del dolore ed il loro utilizzo continuativo è associato con seri rischi per la salute. Come saprete, infatti, i farmaci antinfiammatori determinano una riduzione della protezione dello stomaco e dell’apparato digerente che è più esposto ad ulcere e sanguinamenti, e l’assunzione continuativa di questi farmaci può anche mascherare i sintomi relativi all’apparato digerente proprio per la loro azione di riduzione del dolore. Sono stati infatti identificati casi di ulcere e sanguinamenti occulti proprio nei soggetti che assumevano farmaci antinfiammatori per lunghi periodi e che non lamentavano alcun sintomo allo stomaco o all’intestino.
Per questo motivo, l’assunzione di questi farmaci deve essere monitorata dal medico, e non può costituire l’unica forma di trattamento dei sintomi dell’artrosi. La fisioterapia e l’esercizio terapeutico sono altrettanto efficaci nel ridurre la sintomatologia dolorosa e senza creare effetti collaterali pericolosi per la salute.
Quando l’artrosi diventa importante, può essere necessario rivolgersi al chirurgo per l’eventuale intervento di protesi, ma il trattamento riabilitativo, in molti casi, può aiutare a rimandare tale evenienza nel tempo: se si inizia un programma riabilitativo quando l’artrosi è in fase iniziale, è possibile procrastinare o, in alcuni casi, persino evitare un intervento chirurgico di protesi di ginocchio o anca o di spalla.